Nella silenziosa e nebbiosa pianura della Lomellina, in provincia di Pavia, sorge una sagoma maestosa e malinconica: Villa Cerri. Il nome popolare che la identifica, la “Villa degli Amanti Maledetti”, è una lapide sonora che riecheggia la tragedia, il mistero e la passione proibita.
L’edificio, sebbene gravato da un’aura di antichità, è in realtà un gioiello, un sogno architettonico sorto tra la fine degli anni Venti e il 1931 per volontà di Pietro Cerri, un facoltoso imprenditore e padrone terriero. Cerri volle imprimere alla sua dimora un’impronta distintiva, scegliendo un raffinato stile eclettico tendente al Liberty (Art Nouveau).
Le sue facciate, un tempo luminose e riccamente decorate, rivelavano l’opulenza della ricca borghesia dell’epoca. Il profilo era dominato da una snella torretta, che si innalzava come un dito puntato verso il cielo, luogo che, nella leggenda, sarebbe poi divenuto il segreto palcoscenico della passione e della morte.