Avvolto da un’aura di mistero, l’Eremo San Lanzo si erge maestoso su un’altura, dominando il paesaggio circostante con la sua silhouette.
Le rovine dell’eremo immerse in un parco secolare di 17 ettari, con le loro linee austere, si integrano armoniosamente nel paesaggio, come un guardiano silenzioso che veglia su questo luogo incantato.
Ancora oggi, chi varca la soglia di questo eremo, non può fare a meno di sentirsi avvolto da un’aura di sacralità e mistero.
L’avventura dell’Eremo San Lanzo ha inizio nel 1661, quando il conte Gaspare Graneri della Rocca di Ceres, devoto alla spiritualità camaldolese, commissionò all’ingegnere Francesco Lanfranchi la costruzione di questo luogo di raccoglimento.
Desideroso di promuovere la vita contemplativa e di offrire alla comunità un rifugio spirituale, il conte donò l’eremo e i suoi vasti terreni all’ordine camaldolese nel 1676.
I monaci, noti per la loro rigorosa regola di vita e per la loro dedizione allo studio e alla preghiera, trasformarono l’eremo in un fiorente centro religioso e culturale.
Le giornate erano scandite dai ritmi della liturgia, dallo studio dei testi sacri e dalle attività agricole.
Nei campi circostanti, i monaci coltivavano cereali, ortaggi e frutta, garantendosi l’autosufficienza alimentare e offrendo i surplus alla comunità.
L’architettura dell’eremo, sobria ed elegante, rifletteva i valori di semplicità e austerità propri dell’ordine camaldolese.